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[BlogLettera] Cari candidati sindaco, noi non siamo sudditi

31 ottobre 2011

Egr. Direttone,

Le scrivo affinchè, se lo vuole,  mi dia spazio per lanciare un appello a tutti i candidati Sindaco che stanno proliferando come le zanzare in estate. Non ce n’è uno, ma nemmeno uno, che non si dichiari profondamente democratico, che non sia disposto a dare voce ai cittadini, ad applicare la democrazia dal basso e ad invocare la democrazia partecipata. Ora è scoppiata la moda, hanno visto che Grillo con sti argomenti  acchiappa e non vogliono essere da meno.

E così ci ritroviamo questi nuovi sedicenti democratici che premettono e promettono che ascolteranno la voce del popolo, le istanze della gente. E’ bellissimo, quasi commovente leggere quanto stiamo loro a cuore e quanto siano attenti ai nostri interessi. Il mio appello è semplice: smettetela di prenderci in giro e, se siete seri, dateci davvero gli strumenti che ci necessitano per decidere da noi del nostro destino.

Voi continuerete a governare e a decidere, ma qualsiasi cosa farete dovrà essere soggetta alla nostra approvazione se e quando lo vorremo. Questa è la Sovranità Popolare, quella della Costituzione, se ponete vincoli o limiti a questa sovranità non la si può più chiamare tale e noi continueremo ad essere vostri sudditi. Non siete ne migliori ne diversi da noi, siete persone qualunque tra persone qualunque; non potete arrogarvi il diritto di decidere delle nostre vite, del nostro futuro, della nostra economia senza che vi autorizziamo a farlo. Avete deciso che con un voto noi mettiamo nelle vostre mani la nostra vita, ma non è così, è una vostra interpretazione, anzi è un abuso di potere quello che commettete ogni giorno.

Ai detrattori della Democrazia Diretta, quelli che paventano che, se fosse applicata, tutto si bloccherebbe perché per spostare un bicchiere occorrerebbe un referendum, dico che sono in malafede, mentono sapendo di mentire. A 100 Km da qui c’è una nazione, la Svizzera, che applica queste regole da centinaia di anni e, andate a vedere, stanno mille volte meglio di noi. Non è una società perfetta ma molto, molto meglio della nostra, perché quindi non assumerne i pregi? Sì, obbietta qualcuno, ma noi non siamo svizzeri! Che parli per sé, io sento di esserne capace, e, mi creda, siamo tantissimi a non considerarci incapaci di intendere e volere.

Signori candidati Sindaco, non siete credibili se non inserite nei vostri programmi il modo con cui darete voce ai cittadini e come intendete fare per agire secondo la loro volontà e non la vostra. A chiacchiere siamo messi benissimo, non esiste programma elettorale che non sia pieno di buoni propositi e buone intenzioni, ma ovunque non leggo come intendete mettere in pratica ciò che affermate: la vostra sottomissione alla volontà del popolo.

Non esiste la democrazia partecipativa, non esiste la democrazia dal basso e, se stiamo a ben vedere, non esiste nemmeno la democrazia diretta; esiste la democrazia…che significa una sola cosa: governo del popolo, di cui voi dovreste essere solo interpreti e strumenti. Scrivo tutto questo perché non amo essere preso in giro, credo non piaccia a nessuno. Sentirvi riempire la bocca di promesse prive degli strumenti per mantenerle mi indigna. Uso questa parola alla moda, anche se vedo che siete riusciti a svuotare anche lei del suo vero significato.

Siete democratici? Dimostratelo nei fatti e forse, finalmente, qualcosa cambierà davvero.

Franco Dell’Alba – Alessandria

Categorie:BLettere
  1. Magliarossa
    1 novembre 2011 alle 08:15

    Che tristezza sig. Dell’Alba !
    Immaginavo che a questa sua nota vi fosse un mare di commenti.
    Nessun commento ad un tema che impegnò la Costituente…
    Nessun commento ad un tema che segnerà il nostro prossimo futuro; che segnerà probabilmenten la caduta della nostra democrazia..
    La “piazza ” che legittimamente sta “montando” infatti potrebbe saldarsi con “poteri forti” ( mettiamo i nomi che vogliamo) e con questo “chiudere” questa nostra democrazia.
    La storia insegna.
    Il sistema della rappresentanza nel nostro paese è la madre di tutte le questioni ..non il marciapiede sottocasa..
    Attendiamo fiduciosi.
    Magliarossa

  2. Giancarlo
    1 novembre 2011 alle 08:59

    Condivido ovviamente quello che afferma Franco, tuttavia sembrerebbe che il tasso di partecipazione dei cittadini svizzeri alle tornate elettorali sia stimato intorno al 40-45% (FONTE WIKIPEDIA); quindi, posto che il dato sia più o meno corretto, i casi sono due: o le cose vanno troppo bene oppure hanno più problemi di noi.

  3. 1 novembre 2011 alle 18:05

    Magliarossa, grazie per la condivisione, ma non si stupisca, il mio compito è solo quello di dimostrare, se mai ce ne fosse bisogno, e comunque non certo qui, che il Re è nudo. Che sono tutti (o quasi, vedremo) dei gran parolai ma ben bene attaccati alle poltrone ed al potere che ne deriva.Non hanno nessunissima intenzione di applicare la demodiretta, sarebbe come segare l’albero su cui sono seduti, non è certo da loro che verrà il cambiamento.Mi diverte solo sbugiardarli e vederli in difficoltà, il resto è compito nostro. Giancarlo, non ha nessunissima importanza come viene usato uno strumento, è invece importantissimo poterlo avere. Da quanto mi risulta il calendario dei referendum svizzeri è impegnato già per almeno una decina di anni a venire. Non so se parlo ad esperti, ma se leggete gli statuti svizzeri ai vari livelli scoprirete possibilità inimmaginabili di intervento. Abbiamo fatto una serata sul tema, ovviamente andata deserta, ma ne farò altre, è tutto quanto posso fare con i mezzi che mi ritrovo.Quando le farò sarà mio piacere avvertirvi, spero che stavolta, almeno voi, verrete a trovarmi. Adesso che ci penso….qualcuno, non ricordo chi e dove, mi accennava all’idea di un caffè e due chiacchiere, chiunque sia e comunque tutti voi, per me sarà un piacere. Una sola piccola precisazione….sulla mia scrivania campeggia un motto che ho dedicato ai cari amici haimè già pensionati e quindi con tanto tempo a disposizione…”mi piace tanto ascoltare, mi piace anche chiacchierare ma porca miseria….DEVO LAVORARE!” :-d Quindi se sarò impedito per ragioni di lavoro me ne scuso in anticipo. Fuori dal negozio (o dentro ma in ore libere) sono a vostra disposizione per una sana e , ne sono certo leggendovi, piacevolissima chiacchierata.

    • Giancarlo
      1 novembre 2011 alle 22:00

      “”Abbiamo fatto una serata sul tema, ovviamente andata deserta, ma ne farò altre, è tutto quanto posso fare con i mezzi che mi ritrovo.Quando le farò sarà mio piacere avvertirvi, spero che stavolta, almeno voi, verrete a trovarmi.””
      ———————————————————————————————————————————————–
      Caro Franco di quella serata non ho saputo più nulla, in ogni caso poco male, se me lo fai sapere con un minimo di anticipo, ti assicuro senz’altro la mia presenza e quella di altri amici.
      Non servono grandi mezzi, basta una mail.

  4. 2 novembre 2011 alle 12:36

    Grazie, sarà fatto.

  5. Mauro Buzzi
    2 novembre 2011 alle 16:46

    Egregio Franco Dell’Alba,
    mi preme cogliere l’occasione della sua lettera per spiegare qualche strumento che ho intenzione di attuare per far sì che le scelte di un’Amministrazione siano sempre più condivise con le cittadine e i cittadini, pur in presenza di un impianto di democrazia delegata (mi scusi se uso l’aggettivo accanto al sostantivo ma è per farmi capire) che non possiamo superare, per quanto mostri tutti i suoi limiti.
    Mi interessa ragionare con lei sulle cose concrete che possono essere fatte e non fare un dialogo sui massimi sistemi.
    Sono costretto a essere sintetico, ma sono pronto ad argomentare più approfonditamente, se lo vorrà e nelle sedi che riterrà più opportune, queste mie idee.

    Alcuni strumenti di partecipazione in linea teorica esisterebbero anche oggi: nell’attuale Statuto del Comune di Alessandria è previsto il referendum, peccato che manchi un regolamento di attuazione (dal 1992, anno di prima approvazione dello Statuto).
    L’impegno che intendo prendere è quello di “dar gambe” a questo istituto adottando un regolamento che possa rendere concretamente possibile alle cittadine e ai cittadini (non solo quelli che hanno legalmente il diritto al voto ma anche giovani e migranti) di usufruire di questo diritto e di allargarlo al diritto di istanza e petizione.

    Il superamento delle Circoscrizioni a mio avviso deve essere colto come una opportunità per costruire un meccanismo di controllo/partecipazione che tenga conto della paticolarità geografica di una città fatta dei 25 quartieri “storici”, dei quali buona parte sobborghi extra-urbani. Non credo che un modello unico di consulte di quartiere (va da sé a partecipazione volontaria e rigorosamente non retribuita) sia il modello da adottare, credo piuttosto che su questo tema occorra costruire direttamente con i cittadini il modello, perché Cantalupo è diversa da Lobbi e non vanno imposti modelli teorici unici.

    Elemento dirimente per la gestione della cosa pubblica è la costruzione di un bilancio partecipato (ovvero l’esatto opposto dei bilanci del duo Fabbio-Vandone). Si tratta di ‘tradurre’ il bilancio, tralasciando i tecnicismi, e spiegare alla gente cosa si nasconde dietro le cifre: quanto si prevede per le opere pubbliche, in quali tempi e modi si realizzeranno; come si prevede di ridurre e ottimizzare la spesa corrente; come si cercano i finanziamenti, specie quelli europei, che negli ultimi anni arrivano qui con il contagocce. E questo non in gelide aule consiliari, ma nei centri di incontro, nelle sedi di proloco e soms dei sobborghi. Un bilancio che abbia il coraggio di concordare voci da gestire in sede di quartiere.

    Penso anche ad un sistema di controllo permanente svolto da cittadini e utenti che riguardi la macchina comunale nel suo complesso (Comune + partecipate) attraverso un servizio di segnalazione di disservizi e problemi (sulla falsariga di fix-my-street): ogni cittadino può liberamente, via web o mail, ma anche di persona, segnalare un problema (il marciapiede dissestato, i rifiuti abbandonati, il tombino intasato, ecc.). Questa segnalazione rimane ‘in vetrina’ e l’amministrazione fornisce una risposta su tempi e modi di intervento, fino alla soluzione del problema. È chiaro che non si possono ri-asfaltare tutte le strade di città e sobborghi in pochi mesi, ma queste segnalazioni aiutano a stilare una lista di priorità (e, anche su questo, massima trasparenza).

    Poi, la condivisione in tema di scelte urbanistiche: la vicenda di Valle San Bartolomeo è notissima; crediamo che sia necessario puntare sullo stop al consumo di territorio, e di conseguenza riappropriarsi di spazi che non svolgono più la loro funzione (solo a titolo di esempio, le ex Lume al Cristo e la zona di vecchi insediamenti industriali in Pista, i vecchi forti di Alessandria). Su questo, la progettazione dovrà coinvolgere chi vive quotidianamente quelle zone, quindi non solo prevedere la necessità di una puntuale informazione ai cittadini interessati, momenti di riflessione e strumenti per proporre modifiche e integrazioni ai progetti di massima, ma una reale progettazione partecipata.

    Infine ABC guarda con estremo interesse al Laboratorio Napoli per una Costituente dei beni comuni e alle consulte che ne stanno derivando. Anche in questo caso non bisogna commettere l’errore di copiare acriticamente, ma si tratta di assumere le buone pratiche per farle diventare prassi politica.

    Sebbene troppo lungo per le esigenze del web spero di essere stato se non esauriente, almeno chiaro su quali strumenti di democrazia partecipata (scusi l’ulteriore aggettivo) che ABC e il sottoscritto intendono mettere in campo; sono concreti, già attuati da altre amministrazioni locali in Italia, e pertanto non sono sogni (o peggio, specchietti per le allodole), ma concrete azioni che, se i cittadini ci daranno la loro fiducia, diventeranno realtà amministrativa.
    In chiusura, vi ricordo che lo slogan sposato dall’attuale Sindaco è “Vicini alle decisioni”… dalle mie parti si usa dire, soprattutto ai bambini: “è così, e se non ti piace, siediti vicino”; nel senso che se la decisione dei grandi non piace, il bimbo ci si deve adeguare.
    Io non voglio che la gente sia vicino alle decisioni ma, come spero di aver esemplificato in questo breve (si fa per dire) spazio, sia dentro di esse.

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