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Tutto va male, madama la marchesa

2 agosto 2012

E’ profondo rosso per la nostra edilizia. Non è che servissero i dati ufficiali dei giorni scorsi  per accorgercene: chiunque si guardi attorno, e abbia qualche amico impresario, muratore o intermediario immobiliare, che aria tira lo sa bene da tempo. E, diciamocelo chiaramente, non è che gli spiragli di luce per i prossimi mesi abbondino.

Franco Osenga, presidente del Collegio Costruttori della provincia di Alessandria, persona competente e misurata nei toni, ha parlato senza mezzi termini di “crisi devastante”, ed è tutto dire. E se va in tilt l’edilizia, su un territorio come il nostro non particolarmente incline all’innovazione e alle nicchie specializzate, si ferma tutto, come in effetti sta succedendo.

Più che andare alla ricerca di strade che consentano di rimettere in moto un sistema “in panne” (altri si stanno cimentando, con tante teorie anche contrapposte: noi leggiamo, e osserviamo una realtà che nel frattempo è quella che è), proviamo a metterci nei panni dei privati cittadini, ossia di noi stessi.

“Ma cosa vuoi fare, in circostanze come queste? Qui entro fine anno fanno una mega svalutazione, e ci mangiano metà dei risparmi”, mi diceva l’altro giorno un serio professionista. Un altro conoscente settimana scorsa, con meno pessimismo, invocava la patrimoniale su chi i soldi e le ricchezze le ha davvero come unica strada per uscire dall’empasse.

Noi ascoltiamo, e su questi temi non abbiamo davvero ricette risolutive, ma solo auspici, e osservazioni “terra terra”. E quel che balza agli occhi è che, in questa estate drammatica, sono più preoccupati coloro che hanno denari e proprietà, rispetto a tanti quasi “nullatenenti” in partenza per le vacanze. Fatalismo, incoscienza o spensieratezza? Oppure, semplicemente, chi nulla ha nulla teme di perdere?

In ogni caso attenzione: perché a pagare gli effetti più devastanti di una crisi destinata a durare a lungo saranno i poveri, ossia coloro che vivono di solo lavoro (dipendente o autonomo, poco importa) sempre più precario.
Non dico che bisogna spaventarli: ma neppure “anestetizzarli”, facendo loro credere che “tutto va bene, madama la marchesa”.  Divertente canzoncina del compositore francese  Paul Misraki, portata al successo in Italia da Nunzio Filogamo, che l’altro giorno un arguto amico mi ha proposto per divertissement, e che rischia di diventare davvero la colonna sonora di un Paese che si barcamena tra fatalismo e incoscienza.

E. G.

Categorie:In primo piano
  1. Maciknight
    2 agosto 2012 alle 13:14

    E’ triste doverlo ribadire, sono anni che lo faccio nelle mi comunicazioni, non essendo uno sprovveduto in materia economica, ma IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE, perché finora la mistificazione ed il cazzeggio politico e mediatico continua a dare calci al barattolo per guadagnare tempo, le verità continuano ad essere nascoste o falsificate come i bilanci pubblici e delle banche, quando la vera situazione politico economica e finanziaria si rivelerà in tutta la sua aberrazione e gravità, allora la crisi del mercato immobiliare attuale sarà nulla in confronto a come crolleranno i valori degli edifici a tempo debito, perché quello che una volta era il bene rifugio degli italiani dovrà essere venduto per consentire alle famiglie di tirare a fine mese e la quantità di offerta saturerà il mercato ed i prezzi crolleranno … senza contare che nel frattempo l’inflazione più o meno occulta ma sentita sulla pelle delle persone reali (i politici non lo sono, essendo dei simulacri ed ectoplasmi) avrà distrutto il potere d’acquisto dei soldi percepiti dalle poche vendite immobiliari effettuate … SCUSATE L’OTTIMISMO, ma reputo sia da incoscienti far finta di niente e pensare che le cose si aggiustino ciclicamente, la storiella del tempo come miglior medico che tutto risana è una colossale sciocchezza, il tempo gioca a nostro svantaggio, perché nessuno finora ha avviato una terapia adeguata ed il paziente a digiuno può solo morire di inedia … aspettiamoci inoltre tumulti e conflitti sociali e sempre maggiore violenza istituzionale. L’unica nota positiva secondo me perverrà dalla solidarietà umana che sempre in circostanze difficile dà il meglio di sè ed inventerà nuove formule di scambio, baratto, monete locali, servizi comunitari, ecc..

  2. 2 agosto 2012 alle 23:53

    Anche al tempo di Krushev abbiamo avuto il nostro boom edilizio, oh siii!, un florilegio orgasmico di costruzioni popolari: la prima “vera” casa per la maggioranza dei russi, senza parti in comune con altre famiglie.
    Fu lanciato un mastodontico programma di costruzione di quartieri popolari, al posto di storici villaggi suburbani come Cheremushki, Zuzinio, Tushino, Tekstilsciki e tanti altri, che furono eliminati insieme a residenze nobili di campagna, vecchie fabbriche , monasteri e chiese, cimiteri, parchi e boschi; questi agglomerati urbani, in tutto l’URSS furono subito soprannominati da quegli incontentabili che erano i sovietici, “krusčioby” (il misto del nome del leader e del termine russo per “favelas” – “truscioby”). Si trattava di palazzi prefabbricati di 4 od 8 piani, pensate che, alcuni, addirittura, vennero costruiti in mattoni. E gli appartamenti, com’erano belli!. Ce ne erano due versioni: la “base” da 29 metri quadri e la “lusso” (tenetevi forte!) da 42 metri quadri. Comunque, cucinona con finestra da 5 metri quadrati, una stanza, un’altra più piccola e una specie di guardaroba, un minuscolo spazio senza finestra, soprannominato dai sovietici “camera per la suocera”. Nel bagno di 4 m.q. (senza finestra anche quello) c’erano una “vasca a sedere”, un water e un lavandino. C’era anche un corridoio “non largo abbastanza per passare a fianco del proprio gatto” o “da percorrere di profilo” (a sentire gli abitanti)……

    Alcune barzellette:

    ”Come è stato applicato in architettura il metodo del Realismo Socialista?” , “E’ stata inventata la casa “krusčioba”: quando fuori fa freddo o caldo dentro fa lo stesso”.

    “Hanno inventato un modello del vaso da notte per “krusčioba”: quello con il manico dentro”.

  3. cittadino
    3 agosto 2012 alle 08:17

    l’Italia è zeppa di costruzioni inutilizzate, palazzi, villetteaschiera, capannoni industriali. Tutti vuoti, sfitti, non utilizzati.
    volumetrie assurde sorte solo per speculazioni (i famosi “investimenti nel mattone”) o, peggio, per “ripulire” fondi neri o rossi di qualche organizzazione malavitosa dedita a gioco d’azzardo, sfruttamento, traffici e altre pratiche illegali e criminose.
    Oggi questa abbondanza si dimostra per quello che è: una follia urbanistica, priva di ogni logica di programmazione e uso intelligente del territorio.
    Le aree a destinazione agricola, contemporaneamente, sono sempre meno, e si compra sempre più grano e altri prodotti all’estero (ma quando non avremo più soldi per farlo mangeremo cemento?)
    Il settore del mattone deve, al più presto capire che la sua riduzione è necessaria, e ridimensionarsi. Ristrutturare, anzichè costruire ex novo, e bloccco totale dei cambi di destinazione di aree agricole finchè ci saranno volumatrie inutilizzate. Un Piano Regolatore Unico regionale, senza deroghe e sotterfugi, impedirà ai sindaci idioti di cercare “oneri di urbanizzazione” in cambio di nuove colate di cemento e asfalto. E le mafie si devono perseguire, non agevolare.

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