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Oltre l’emergenza, quali progetti?

8 ottobre 2012

Gli “aiuti” da Roma alla fine verranno, non può essere altrimenti. Ma pensare che possano essere risolutivi è puramente illusorio. Fa tenerezza vedere tutto il fronte politico locale finalmente unito, sulle macerie della città, no? Tutti insieme appassionatamente, e stavolta ci sta anche.

Però cerchiamo di essere seri: Alessandria è messa malissimo, ma più o meno la situazione è quella del resto del Paese, o comunque di tanti altri comuni, province, enti pubblici vari. Ora qui si minacciano scioperi, marce su Roma ladrona, ci si scopre tutti antisudisti. Ma guardate che il comune di Torino ha un indebitamento procapite da libri in tribunale (più del doppio di Alessandria, per intenderci), e quello di Milano non sta messo molto meglio. Poi, naturalmente, c’è il sud con le sue aberrazioni, chi lo nega? Ieri La Stampa parlava di uno sceicco arabo che si sarebbe presentato dal sindaco di Palermo con un assegno da due miliardi di euro per la città, e una serie di richieste. Per dire.

Quindi, forse, occorrerebbe da parte di tutta classe politica di casa nostra (e di quella nazionale, ma ora parliamo di Alessandria) una maggior consapevolezza, e minor ipocrisia. Quanto un sistema si sfascia (e il nostro è un sistema all’inizio dello sfascio, non una “crisetta” di passaggio), si arriva pateticamente al tutti contro tutti, e ognuno cerca di addossare ad altri le colpe, e di portarsi a casa l’ultimo piccolo obolo, o privilegio. Ma questo non è progettare il futuro, scusate: questa è mera sopravvivenza di giornata, e ahimè in una logica di tipo assistenziale che ha fatto il suo tempo. Perché lo Stato, al di là di scelte discutibili tra figli e figliastri, è un padre in bancarotta, e altro non potrà fare che il gioco delle tre carte. Resto convinto tra l’altro che, si chiami il prossimo premier Bersani o Monti, cambierà pochissimo: dopo le elezioni politiche con voce greve e solenne ci sarà annunciato che servono nuovi sacrifici, e si taglieranno drasticamente pensioni e stipendi pubblici. Scommettiamo? Del resto, con un Pil che secondo i bene informati si preannuncia in caduta libera anche l’anno prossimo (-3% rispetto alla già penosa decrescita del 2012), dove volete che le vada a reperire lo Stato le risorse per aiutare tutte le periferie in dissesto, certificato o meno?

Se questo è il contesto, quel che serve non è scannarsi, e neanche fare un semplice scaricabarile. Il compito di chi ha ruoli istituzionali, a tutti i livelli, è quello di proporre soluzioni concrete, di ridisegnare in maniera complessiva la macchina pubblica, da un lato lavorando sul fronte delle (enormi) inefficienze, dall’altro verificando se ci possono essere strade per portare a casa nuove risorse, in forma di partnership vere su progetti concreti, e non di nuove gabelle stile Monti (Imu, benzina ecc..).

Tutto ciò va al di là dei compiti di un sindaco, e degli amministratori locali? Mica vero secondo me….parliamone!

E. G.

Categorie:Politica
  1. cittadino
    8 ottobre 2012 alle 09:03

    caro Ettore,
    la tua analisi potrebbe essere condivisibile, salvo per la chiusura.
    Perchè credo che sia impossibile anche solo pensare (a meno che non si tratti di una delle tue raffinate prese per i fondelli) che gentaccia parassitaria che MAI ha lavorato nella propria vita scopra ex abrupto, in età avanzata, come si fa, e lo sappia anche fare.
    Gli riesce molto meglio, decisamente, trovare in continuità “strade per portare a casa nuove risorse”. Ma le case non sono mai quelle comuni, sono le loro private abitazioni, e molte di queste lussuose ville stanno all’estero, e le abbiamo acquistate noi. A nostra insaputa.
    In fondo, siamo tutti come Scaiola… o no?

  2. 8 ottobre 2012 alle 09:33

    Ah ah….ma io non ho scritto che lo sappiano fare: potrebbe in effetti non essere nel loro dna. Dico che quello oggi dovrebbero fare amministratori seri e capaci, invece di minacciare patetiche marce su Roma che sono solo il giochino dello scaricabarile. Ossia grattare la pancia al popolo, per far vedere che si è dalla sua parte (che poi magari ancora funziona: non sopravvaluterei l’elettorato). Dai, per una volta che sono serio…

    E. G.

  3. rupert
    8 ottobre 2012 alle 09:34

    Effettivamente le reali intenzioni della classe politica saranno determinanti. Da decidere, dunque, se la nostra città, il nostro paese, sono dei pentoloni decrepiti a cui raschiare quei rimasugli di minestrone rimasti qua e là, o, invece, se ciò che abbiamo tra le mani è uno splendido paese in rovina, da ristrutturare e rilanciare. Le due opzioni implicano scelte diametralmente opposte. Certo che la classe politica deve capire le nuove linee di indirizzo, epurarsi da dinosauri, ladroni e compagnia cantante ed iniziare a dare una nuova immagine di se stessa, basata su fatti e nulla più.

    • anonimo (luigi rossi?)
      8 ottobre 2012 alle 10:32

      e basta con “la classe politica”.
      Aboliamola una volta per tutte, la “classe politica”.
      E i cittadini tornino a essere loro stessi POLITICI, senza delegare eternamente a un gruppo ristretto e immutabile di parassiti cronici il proprio destino.
      Ma chi mai lascerebbe che fossero tenie o ossiuri a decidere della propria salute?

  4. 8 ottobre 2012 alle 09:45

    Il punto è proprio quello Rupert: io credo assolutamente al rilancio, non sono un teorico della fine dei tempi, Maya e affini. Ma mi pare evidente che un’intera classe dirigente che è permeata di logiche vecchie fino al midollo, e responsabile del crollo dell’Italia (che non è, badate bene, la stessa parabola di crisi degli States, o le difficoltà di Francia o Germania. Noi siamo una grande Grecia), dovrebbe avere almeno la dignità di scusarsi, e di passare la mano. Invece sono tutti lì, a cercare di cambiare l’insegna del negozio, o inventarsi primarie a triplo turno, ma sempre tra loro. Lo ripeto fino alla nausea: Pdl, Pd e quant’altro sono scatole, vanno benissimo. Il problema è chi si sta dentro, alle scatole.

    E. G.

  5. icittadiniprimaditutto
    8 ottobre 2012 alle 10:25

    In una situazione di dissesto e di sforamento del patto di stabilità, in cui non solo non si possono contrarre mutui, ma si devono tagliare i costi del Comune di almeno 15-20 milioni di euro all’anno, già a partire dal 2012 e molto probabilmente per cinque anni per riequilibrare il bilancio, le uniche opere importanti che si possono realizzare sono in “project financing”, cioè quelle a costo zero per il comune, in quanto promosse e realizzate da soggetti privati che mettono i capitali, le realizzano e poi le gestiscono.
    Pertanto qualsiasi progetto non può che partire da questi presupposti, che sono l’unica strada percorribile nei prossimi anni, per concretizzare nuove idee e iniziative per tentare un rilancio della città o quantomeno per non lasciarla morire definitivamente.
    Ovviamente è di competenza della nuova Amministrazione Comunale ricercare e definire accordi in tal senso con potenziali investitori, anche se per obiettività va detto che in tempi di crisi come quella che stiamo attraversando e che pare non avere fine, non è certo un compito facile, contrariamente a quanto taluni, più o meno strumentalmente vanno affermando.
    In questa situazione, con la speranza che il Governo come pare abbia deciso, non ci lasci soli, tutti dovrebbero fare la propria parte, quindi non solo la maggioranza che governa la città, ma anche l’opposizione, le banche, i potenziali investitori, i commercianti, le varie Associazioni e i cittadini, in quanto solo attraverso un atto di fiducia, un unione di intenti e un azione corale, Alessandria potrà uscire dalla grave situazione in cui attualmente si trova.

  6. anonimo (luigi rossi?)
    8 ottobre 2012 alle 10:34

    essì… vulimmose bene… la solita melassa in salsa democristiana per continuare a farsi alla grande i cavoli loro.

  7. mandrogno
    8 ottobre 2012 alle 11:17

    questa è la politica degli amministratori di torino: clientele e milioni di euro a figli e “amici”.
    Il PD, e in subordine tutti gli altri, ce n’è per tutti.
    http://perotorino.it/politica/retroscena/14568-nepotismo-e-appalti-agli-amici-il-cd-che-fa-tremare-il-comune-di-torino
    E quando si scoperchierà del tutto il pozzo nero? pare che l’andazzo, da penati a formigoni a lusi al batman a torino all’emilia dei bersani alla puglia dei vendola e degli emiliani alla sicilia alla calabria alla liguria sia cronico. E dalle nostre parti?
    E quando si andrà a curiosare anche nelle fondazioni, e nelle camere di commercio? anche quelli sono dei gran bei centri di costo. Denari pubblici, ovviamente. Stipendi alti. Assunzioni per chiamata. Tanti figli, amici, nuore, fidanzate in chiaro o criptate.
    E risultati sempre molto, molto aleatori o indimostrabili.

  8. TM
    8 ottobre 2012 alle 12:20

    CorriereAl :
    Il punto è proprio quello Rupert: io credo assolutamente al rilancio, non sono un teorico della fine dei tempi, Maya e affini. Ma mi pare evidente che un’intera classe dirigente che è permeata di logiche vecchie fino al midollo, e responsabile del crollo dell’Italia (che non è, badate bene, la stessa parabola di crisi degli States, o le difficoltà di Francia o Germania. Noi siamo una grande Grecia), dovrebbe avere almeno la dignità di scusarsi, e di passare la mano. Invece sono tutti lì, a cercare di cambiare l’insegna del negozio, o inventarsi primarie a triplo turno, ma sempre tra loro. Lo ripeto fino alla nausea: Pdl, Pd e quant’altro sono scatole, vanno benissimo. Il problema è chi si sta dentro, alle scatole.
    E. G.

    mi perdoni caro Grassano, le scatole sono anche quelle frantumatissime dei sudditi…

  9. 8 ottobre 2012 alle 12:48

    ah beh, su questo dubbi non ce ne sono. Ma è il passaggio da sudditi a cittadini consapevoli che non riusciamo proprio a fare. Altrimenti non saremmo arrivati a questo punto.

    E.G.

  10. riki
    8 ottobre 2012 alle 16:32

    Dal Gatto e la Volpe al sottotitolo della Corrida!!!!

  11. 8 ottobre 2012 alle 20:48

    Mi sembra passato un giorno da quando abbiamo salutato l’ascesa al potere del primo presidente comunista eletto democraticamente, nel 1956, nello stato indiano del Kerala. Il suo nome era E.M.S. Nampoothiripad, me lo ricordo bene con i suoi grandi occhiali di corno dalle stanghette nere, il bianco vestito tradizionale, appena ottenuta l’indipendenza dall’India; mi ha sempre ricordato Ghandi, anche se le sue posizioni erano, come capirete bene, divergenti. Comunque, i comunisti sono ancora al potere (lo sono stati sempre, a parte qualche interruzione dovuta al Partito del Congresso) e hanno fatto le cose talmente bene che, unanimemente, il Kerala è considerato la Svizzera indiana. Lo stato ha un reddito pro-capite di 550 euro l’anno (e sono veramente tanti per l’India), il rispetto per l’ambiente è fortissimo; se l’immagine del resto del paese è quella delle megalopoli, come Mumbai e Calcutta per intenderci, l’immagine dello sviluppo sostenibile, invece, è quella del Kerala. Baie incontaminate (con qualche piccola eccezione), citta, quartieri e villaggi a misura d’uomo, vita in armonia con la natura, dignitosa in ogni suo aspetto. Direte voi: “saranno poveri” …..mmhhhhh, NO! risposta sbagliata, anzi il p.i.l (sempre caro mi fu quest’ermo pil, ma con voi bisogna ragionare così) raggiunge dati superiori alla media indiana (addirittura una crescita che ha sfiorato il 10%, negli anni passati). La macchina burocratica funziona, il lavoro è per la maggior parte manuale, le donne lavorano e si creano un reddito (e non è poco), non ci sono mendicanti, un certo benessere è diffuso, addirittura nel mare naviga una clinica su battello per curare i pescatori in luoghi irraggiungibili. Le scuole funzionano, sia quelle statali che quelle di tutte le confessioni religiose presenti, l’afabetizzazione si aggira intorno al 91 %, ma del resto, lo stato è sempre stato simbolo di servizi sociali all’avanguardia. Però la cosa che, ai tempi, mi colpì di più è il profondo rispetto per la cultura ed i libri…….Pensate che in ogni ristorante, taverna, posto di ristoro c’è un angolo di lettura, fornito di biblioteca, dove l’avventore può saziare la mente, oltre che, naturalmente, il corpo. Se poi qualcuno vuole portarsi via il libro, glielo concedono gentilmente, a patto però che l’affidatario lo lasci in un altro luogo simile. Ma guarda questi terzomondisti!, che riescano a dare una lezione ai democratici catto-social-democristian-capitalisti che si stracciano le vesti e piangono lacrime di facocero perchè al giovedì la mamma non ha fatto i gnocchi……per San Basilio! lo aveva promessooooooo……..
    Il Kerala, alla faccia degli integralisti, dei catto-celtico-pagan-leghisti, è ed è stato il più grande laboratorio sociale dell’Asia, si può trovare, sul lungomare, la bandiera rossa a fianco della sinagoga, della moschea, di una chiesa cattolica piuttosto che di un tempio induista; l’antidoto a qualsiasi tentazione integralista è la massima esibizione delle diversità religiose, si vedono più crocifissi che altarini indù. Il kerala, tra l’altro, è stato uno dei maggiori centri mondiali per la produzione e lo smercio di spezie. E poi che dire della “religione dell’acqua”: a fronte di un patrimonio idrico enorme, il rispetto per la risorsa naturale ha un chè di mistico, senza dovere ricorrere a referendum…..Oggi pensavo proprio a questo, ero dal medico e, cosa strana per me, mi sono messo ad osservare la gente che avevo intorno : ai piedi hogan, capi firmati a profusione, nel mucchio qualche essere umano vero, per il resto il vuoto, almeno così a prima vista; da registrare, comunque, un attenzione maniacale per la forma….e non per la sostanza. Stiamo sempre a chiederci come mai il gregge non si emancipa, purtroppo io vedo solo una spiegazione, aldilà di tutte quelle valide che ho letto fin d’ora. Ad un certo punto il proletariato (i dipendenti, i salariati ,chiamateli come volete, ma includiamo anche la ex classe media, dato l’impoverimento perpetrato negli ultimi tempi) ha cominciato a pensare sè stesso in un altro modo, non si è più riconosciuto nelle sue legittime istanze e rivendicazioni, si è creduto borghese, forse perchè poteva finalmente comprarsi la bmw a farfalle, è caduto nella trappola tesa dai sacerdoti officianti la nuova religione del dio denaro. E questi sono proprio quelli che oggi vogliono ergere le barricate, sono quelli che hanno calcato i pulpiti, di tutte le chiese, in questo trentennio, sono quelli che sulle piramidi a gradoni hanno officiato sacrifici umani fino a ieri e che, oggi, li fanno celebrare ad altri….
    A tutti, indistintamente, questi novelli Maya, che prima hanno sacrificato le vite di tutti gli altri uomini, tutto il possibile perchè il loro orticello rimanesse fertile, e che ora, finita la pacchia, preconizzano la fine del mondo (nostro, loro sperano) voglio ricordare cosa stà scritto sulla locandina del prossimo film di Cetto La Qualunque, che uscirà proprio il giorno in cui tutto dovrebbe evaporare: ” ‘Ntu cu** ai Maya! “.

  12. Rael
    8 ottobre 2012 alle 22:21

    Il compagno Molotov segna due centri con un sol colpo: il perchè la nostra società civile è in fase implosiva + un esempio di sviluppo sostenibile.

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