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[BlogLettera] Uno spettacolo non edificante per il giornalismo alessandrino

17 dicembre 2012

(tema per un dibattito pubblico)

Nell’ultima udienza del processo Solvay in Corte di Assise ad Alessandria il Public Relations della multinazionale belga è stato beccato dalla Presidente del Tribunale mentre filmava di nascosto. L’episodio può essere declassato come una figuraccia di un PR maldestro, riducendolo -come è stato descritto-  a macchietta. Oppure, senza ironia, come un abituale caso di spionaggio industriale sugli attori del processo: giudici, parti civili, avvocati. Invece  da esso si può produrre una riflessione più ampia. Vediamola.

Cosa ci fa sempre il PR alle udienze? Relazioni con i giornalisti, si risponderà. In effetti lo si nota assiduo con alcuni. Che c’è di male, si dirà. Niente: alla luce del sole. Se non che la frequentazione avviene anche in forme riservate, lontane da orecchie indiscrete. Come hanno documentato le compromettenti intercettazioni telefoniche ordinate dalla Procura della Repubblica (mancano purtroppo i vis à vis). Orbene, avrete notato che i giornali non pubblicano mai comunicati stampa della Solvay. Noi (ci possono intercettare tranquillamente) non usiamo altro mezzo che i comunicati stampa, che talvolta ci vengono pubblicati, ad eccezione de Il Piccolo; noi non facciamo visite a domicilio.
Eppure la voce di Solvay compare in continuazione nei servizi giornalistici, e noi non possiamo neppure replicare alla disinformazione perché non ha la forma diretta del comunicato stampa.

Si dirà: il PR Fabio Novelli fa il suo lavoro, ben pagato. Si dirà che certa inquietante riservatezza non è detto che sconfini nell’illecito. Però Andreotti ci ha insegnato che pensare male  preclude il paradiso, ma talvolta serve. Ascoltando le suddette intercettazioni telefoniche, la conclusione è lampante: attraverso i propri canali privilegiati l’azienda riesce facilmente a fare apparire messaggi contrari alla verità. Il tono è confidenziale, il fine è collaborativo, il risultato è complice. Franco Capone (Telecity) fornisce perfino documenti riservati del Sindaco a Paolo Bessone! Bessone  faceva appunto da trait d’union tra i vertici belgi e i giornalisti e i sindacalisti “da addolcire” (sui sindacalisti, in particolare Michele Muliere-CISL, ritorneremo prossimamente).
“Adoucir les journalistes” è il programma aziendale, con quali sostanze zuccherine non sappiamo. Bessone chiama Giorgio Carimati, imputato responsabile del settore ambientale, e gli dice di essere a conoscenza di quanto uscirà sui giornali all’indomani, e addirittura glielo legge! E’ quel che si dice “velina”. Stefano Bigini, imputato direttore dello stabilimento, telefona a Bessone il proposito di ricattare gli Enti locali tramite notizie di stampa in forma anonima! Anonimato che i giornalisti evidentemente gli garantiscono. Enrico Sozzetti (Il Piccolo) lo chiamano “il nostro”, “l’andiamo a trovare domani in redazione”. Capone è “l’amico Capone”. Insomma, nelle intercettazioni, telefonate simili sono all’ordine del giorno.

Non è uno spettacolo edificante per il giornalismo alessandrino. Il giornalista che scrive sotto dettatura del committente. Non solo, nel contempo si esercita la censura alle voci che denunciano le malefatte della Solvay. Il Piccolo, molto prodigo di servizi padronali, negli ultimi anni non ha mai pubblicato un comunicato stampa di Medicina Democratica. Mai. Eppure Medicina Democratica è l’unica parte civile indiscussa perchè è da 40 anni l’antagonista storico dell’azienda di Spinetta Marengo. In passato Il Piccolo diede adeguato rilievo alle nostre denunce ambientali e alle odiose rappresaglie che seguirono. Finchè non è subentrato come direttore Roberto Gilardengo. Noi, pur bersaglio dell’ostracismo, non ne facciamo una questione personale. Non diciamo, come si dice nell’ambiente, che è uno che ha paura della propria ombra. Figuriamoci l’ombra della Solvay. Sappiamo anche che c’è sempre lo zampino del datore di lavoro dietro ogni redazione, e c’è chi è più ligio ad attaccare l’asino dove vuole il padrone. Diciamo che ogni giornale ha il direttore che si merita. Ma gli alessandrini? Chissà, magari Il Piccolo ha un grande successo commerciale, ma giornalisticamente parlando… mai un approfondimento, una inchiesta, scomodare qualcuno… bensì morti e veline. Noi piccoletti andiamo avanti con le nostre forze, con  la schiena dritta, con i nostri “pochi” lettori (mica tanti in meno de Il Piccolo) e in barba all’ostracismo de Il Piccolo.

Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute

Categorie:BLettere
  1. Ettore Grassano
    17 dicembre 2012 alle 12:42

    Spero che “l’addolcimento” sia stato solo tentato o millantato (ed è già brutto così), e che si sia comunque limitato a un caffè. Chi fa questo mestiere sa peraltro che mantenere rapporti cordiali con tutti è essenziale per accedere alle notizie, quindi non crocifiggerei nessuno, a priori, per un “il nostro” al telefono, o per apprezzamenti espressi comunque all’insaputa dell’interessato. Nonostante ciò, e proprio perché in questo blog al contrario che altrove non si censura nessuno, ci pare giusto dare pienamente voce al punto di vista di Medicina Democratica, che cita atti e documentazione processuale, facendosi carico delle proprie affermazioni. E che, naturalmente, ha dato come associazione, e nella persona di Lino Balza in particolare, un tale contributo di trasparenza sul fronte della questione polo chimico in questi anni, da meritare la massima considerazione.

    E. G.

  2. luigi
    17 dicembre 2012 alle 14:13

    se si chiama Il Piccolo ci sarà stato un motivo!
    una volta si diceva che riportava notizie da serva. Ora di serve non ce ne sono più, al massimo ci sono le badanti, ma sono quasi tutte straniere e non leggono i nostri giornali
    Coraggio comunque, che la vita è un passaggio!

  3. Lino Baudo
    17 dicembre 2012 alle 14:19

    sarei meno ottimista del dottor Grassano.
    La collusione colpevole tra professionisti dell’informazione e il sistema di potere, spesso corrotto o macchiato di reati gravi, è una delle cause maggiori della voragine in cui è caduto il Paese.
    E poi parlano i fatti. Nella fattispecie, il silenzio assordante che ha coperto, ad esempio, la strage dell’ILVA di Taranto, o quella più silente ma non meno drammatica da inquinamento chimico che vede vittime gli alessandrini, in primis i residenti nella Fraschetta.
    L’ostracismo contro Lino Balza e le sue meritevolissime battaglie di civiltà è un dato di fatto.
    Ma forse la sua colpa è quella di non essere socio del rotary.

  4. 18 dicembre 2012 alle 12:14

    Silenzio assordante… zitti e Mosca!

    Molotov, dove sei?

    A.A.

  5. 18 dicembre 2012 alle 18:55

    Andrea, non è che non volessi commentare, ma ho scritto già tanto sull’argomento, pensando alla Santa Madre Patria e all’alessandrino, violentati senza remore, in una maniera vile, con veleni che nella maggior parte dei casi non sono avvertibili. Il tutto dissimulato, naturalmente, nel corso degli anni, con toni trionfalistici da tanti sicofanti e adulatori; come non pensare all’ultima premiazione dei confindustriali, di cui si è parlato sul vostro blog, non solo inopportuna, ma cinica e oltraggiosa nei confronti delle vittime. Come non pensare, anche, all’enfatizzazione mediatica della stessa, soprattutto alla luce di questo post. Speriamo che si ottenga finalmente giustizia per i nostri figli, per i figli di tutti gli alessandrini, che si accerti la verità, che si stabiliscano le responsabilità per colpevoli e fiancheggiatori (chiunque essi siano, ma quello è compito della magistratura), anche se siamo nel paese in cui il condottiero della “gioiosa macchina da guerra” del centro sinistra si è fatto finanziare la campagna elettorale da riva dell’ilva. Ma meno male che c’è vendola ecologista, ah sì!, sembra che in questi giorni i politici e i giornalisti si siano accorti che l’ilva inquina, se no chissà cosa poteva succedere. E in soli vent’anni, poi. Chissa quando se ne accorgeranno anche i nostri di quello che succede a Spinetta?, ah! gia, erano tutti occupati a prodigarsi per i diritti degli animali, forse i bambini di Spinetta, per loro, hanno meno dignità. Pensa se un giorno, d’incanto, sui fogli alessandrini, facessero parlare Lino Balza, a cui va il mio plauso e il mio ringraziamento incondizionati: hasta siempre la victoria, tovarisch!. Un altro paio di maniche, invece, sono l’etica e la deontologia dei media: non ci sono notizie buone o cattive, ci sono solo notizie che, una volta verificate, vanno date, senza chiedersi se giovano o danneggiano qualche potente, o qualche potenza. Anche in questo caso, accertata la verità, in una società normale, si dovrebbero prendere provvedimenti adeguati…ma, anche qui, mi sembra che la Pravda non sia tanto lontana dall’Italia. E non c’è mai uno che si vergogni, anzi…

    Comunque ti riposto un mio conciso pensiero sull’argomento.
    «Quando ci si mette in viaggio dalla vecchia Gorky (a me piace ricordala così, anche se oggi si chiama Nizhny Novgorod) per raggiungere Dzerzhinsk, si riceve un consiglio solo: “turarsi naso e bocca”, laddove sia possibile (un po’ come succedeva in Piemonte, ad esempio, nei pressi di Cairo, almeno così mi racconta Testa ‘d Fer). L’odore è nauseante….. e certo!, un tempo era il più grande polo chimico segreto dell’Unione. Pensate che, all’epoca della prima guerra mondiale, aveva già inondato l’ambiente con, all’incirca, 300.000 tonnellate di sostanze balsamiche, delle quali alcune, tanto per capirci, rispondevano agli esotici nomi di fosgene, sarin ed iprite; da notare che non si trattava, allora come oggi, di sostanze con spiccate inclinazioni nazionaliste, anzi, direi che, sicuramente, amavano viaggiare per migliaia di chilometri, ad oriente e ad occidente.
    Durante la guerra fredda, in zona, si producevano plastica, armi chimiche, gomma e si sfornavano i primi aerei da caccia Mig; l’aria era talmente pesante che, negli anni ottanta, sembrava più facile tagliarla con il coltello che respirarla. In seguito la situazione è lentamente migliorata, anche se non si potrà mai tornare alla condizione aulica narrata dalle cronache antiche: boschi, pascoli e fiumi pescosi, popolati da storioni pregiati……Ah!, a proposito di storioni, bisogna fare una premessa: durante l’epoca delle megacostruzioni, la “sindrome del muratore” prese un po’ tutti e grandi opere inutili furono costruite in tutta l’Unione (un po’ come capita oggi da voi con il “terzo valico”, i ponti e la tav) e la zona di Dzerzhinsk non fu esente; furono edificate numerose dighe, anche in posti in cui non avevano nessuna utilità. L’unico risultato fu che si interruppe il transito delle pregiate creature acquatiche che, tra l’altro, necessitavano di acqua corrente per svilupparsi. E quì l’inventiva di qualche oscuro funzionario brillò, con la luce effimera di una stella cadente: si cercò di prelevare gli esemplari più preziosi con degli appositi ascensori… Si trattava, in realtà, di casse di legno nelle quali mai, e dico mai, alcuno riuscì a convincere uno storione ad entrare. Sono quelle cose incredibili che… a proposito!, proprio in questi giorni ho appreso che la zona del polo chimico, a Spinetta, è inquinata almeno fino alla Pederbona, ma miracolosamente, l’ex zuccherificio, pur essendo al centro del territorio, non è contaminato.
    Finalmente una “fantastica” notizia!, e io che pensavo che la taumaturgia fosse “cosa nostra” sovietica (laica, mi raccomando), qui siamo ben oltre gli incroci tra pomodori e cotone, per ottenerne una qualità di colore rosso, o gli ibridi miracolosi tra animali, sbandierati dalla propaganda cinese durante il “grande balzo in avanti…..
    Le dighe causarono anche la formazione di fanghi giallastri che persistono ancora oggi, addirittura in certi punti raggiungono temperature molto elevate. C’è persino un laghetto, in una zona pericolosa, nel quale confluiscono gli scarichi di numerose industrie, costituito interamente di sostanze tossiche; il contenuto di fenolo nell’aria è elevatissimo e le diossine sono 17 milioni di volte sopra la norma. Gli abitanti lo hanno ironicamente soprannominato Mar Bianco, ma… a me, tutto questo, per affinità, fa tornare alla mente la fanghiglia marrone-giallastra che costellava e componeva le sponde della vostra Bormida, con quell’acqua traslucida in cui nuotavano pesci fantasma.
    Comunque, oggi, a Dzerzhinsk si producono ancora armi, esplosivi e missili per le lanciarazzi Katiusha, l’ Istituto americano Blacksmith l’ha inserita tra le dieci città più inquinate del mondo, basti pensare che la durata media della vita è di 47 anni per le donne e 42 per gli uomini. Anche lì, come da voi, si parla di bonifiche da tempo, ma gli interessi, dai tempi dell’industrializzazione forzata ad oggi, sono gli stessi, cambiano solo i beneficiari dei proventi; per dirlo meglio, in realtà si sono riciclati alla grande, da burocrati comunisti ad oligarchi economici. Politici, apparatchiki e cronisti, invece, svolgono come sempre la loro funzione: minimizzazione, disinformazione e dissimulazione; naturalmente stò parlando dell’Unione e della Santa Madre Russia, da voi è tutto un altro paio di maniche……
    Il poeta futurista Misha Davidovič Chigrakyov ebbe i natali nella regione, precisamente a Nižnij Novgorod, e fu, durante la sua breve vita, mortalmente impressionato dal deserto chimico nel quale sopravvivevano solo filari di esili betulle, quasi una sorta di futuristica foresta pietrificata . Scrisse una malinconica e arrabbiata poesia sulla situazione della sua terra, chiedendo una cosa sola per le sue genti e il martoriato territorio, ferito e sfigurato dalla mano dell’uomo: Giustizia……
    Quando la lessi per la prima volta, dopo che fu divulgata, anni dopo la sua prematura scomparsa, pensai che poteva essere stata composta pensando ad innumerevoli zone di questo malandato pianeta, violentate e snaturate dal potere del capitale.
    La domanda di giustizia sale spontanea dalle genti che, semplicemente, chiedono che i responsabili, con i loro complici, giornalisti prezzolati in testa, vengano chiamati a pagare il fio per le malvagie azioni perpetrate…
    A maggior ragione penso che questo valga per il vostro seviziato territorio e per il “polmone verde” di Spinetta, al quale il componimento, a tratti, sembra rivolgersi»…
    Giustizia
    Fruscia aerea e fluida una nube invisibile
    Si espande liquida e scorrevole la falda acquifera
    Requiem! Requiem! …….
    L’un l’altra formano una celata minaccia mortifera,
    eburnea gora da fosgene compunta
    di lattee stelle trapunta,
    scisto e calcare cromati
    da cinereo piombo adornati,
    nell’acqua, nel latte e nell’uomo sversati
    L’occultata nuova è sepolta da lordura cronistica
    tramite fanatici piaggiati successi economici
    Giunto è l’oblio da statisti prezzolati,
    nelle vetuste stanze germogliati
    della vergogna i fiori immorali,
    con servili burocrati che procurano
    interessi peculiari
    Tic-tac, tic-tac
    Toc-tic, toc, tic….
    Quanto tempo sottratto a vite incompiute
    Ma nessuno paga i disastri e i rischi
    Le madri dissolte lacrime pietrose
    piangono
    per i figli svaniti
    che recriminano affranti:
    GIUSTIZIA!
    Misha Davidovič Chigrakyov

  6. 19 dicembre 2012 alle 18:43

    La cosa ancora più forte, che stavo dimenticando, è il fatto che tutti quelli che hanno contribuito, più o meno, vivono in zona. I loro figli vengono sottoposti alle stesse sostanze “inesistenti” che hanno falcidiato la popolazione. Io mi chiedo:”ma come fanno a guardarli negli occhi?”, mah…

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